La definizione di musica lo-fi, nata già negli anni Cinquanta come "low-fi" e consolidata negli anni Ottanta e Novanta intorno a una scena indie underground fatta di artisti che registrano le proprie canzoni in casa, spesso con audiocassette, con un approccio grezzo e autentico, è oggi attribuita alla musica lo-fi chill e lo-fi hip hop, caratterizzata da atmosfere rilassate, armonie jazz, influenze acid jazz e da un'estetica sonora che evoca i suoni analogici dei nastri magnetici e dei crepitii dei dischi in vinile; una nuova declinazione del lo-fi, per quanto piacevole, tutt'altro che autentica. È quindi sempre più difficile riferirsi con una semplice definizione a quel fenomeno originale e in realtà ancora molto vivo, nonostante il passaggio dell'analogico al digitale, fatto di artisti che producono canzoni con i propri mezzi, spesso limitati, ma decisi a esprimere senza alcun condizionamento il proprio mondo sonoro e poetico. Questi musicisti sono definiti anche in altri modi: musicisti fai-da-te (o, all'inglese, DIY), musicisti da cameretta; tutte definizioni che rendono bene l'idea di artisti lontani dal mainstream e che pure riescono nel tempo a radunare un pubblico affezionato dimostrando che le loro produzioni hanno un fascino singolare e spesso una qualità compositiva di alto livello.
Può sembrare strano, ma i primi album lo-fi appartengono a una band mainstream (almeno all'epoca): i Beach Boys. Gli album di Smiley Smile (1967), Wild Honey (1967) e Friends (1968) sono una trilogia di album a bassa fedeltà registrati principalmente nello studio improvvisato di Brian Wilson; egli stesso in più occasioni li definisce "nastri da cameretta". La storia che ha condotto Brian Wilson e i Beach Boys verso questa esperienza meriterebbe una trattazione a parte. Mark Richardson, il critico di Pitchfork, attribuisce a Smiley Smile «l'invenzione del tipo di bedroom pop a bassa fedeltà che ispirerà in seguito Sebadoh, Animal Collective e altri personaggi».

Sono tanti altri però gli artisti che non mettono mai piede nel mainstream e che invece costruiscono una intera carriera artistica ai margini della discografia ufficiale e da classifica, lontani dai riflettori dei grandi studi di registrazione. Artisti come Daniel Johnston, Stevie R. Moore e band come i Pavement fanno della musica lo-fi una bandiera, creano musica con mezzi limitati, registrano su multitraccia a cassette e con attrezzature rudimentali. Il risultato è un suono grezzo, imperfetto, ma carico di emotività e autenticità. Questa estetica non è una scelta dettata dalla moda, ma dalla necessità: molti di questi artisti non hanno accesso a risorse professionali eppure i loro limiti tecnici diventano una potente chiave espressiva. Del resto la musica lo-fi di quegli anni è legata a doppio filo alla scena indie e punk, dove l'importanza è nel contenuto più che nella forma. Le distorsioni, i rumori di fondo e le imperfezioni sono parte integrante dell'opera e creano un suono che sembra provenire direttamente da una dimensione molto intima dell'artista, priva di sovrastrutture. Se pensiamo infatti al processo che nel mainstream trasforma una canzone dalla sua versione embrionale a quella definitiva, ci sono in mezzo tante fasi, tanti professionisti al punto da spingerci a considerare una canzone come un'opera collettiva, quasi come accade nell'industria cinematografica con i film. Il musicista lo-fi invece produce direttamente l'opera finale, proprio come farebbe un pittore con un quadro, avendo totale controllo della tela, dei colori, dei tratti. In qualche modo il musicista lo-fi riconduce la musica a un tipo di opera strettamente individuale, la registrazione diventa essa stessa un segno distintivo dell'autore.

Dovendosi occupare di tutti gli aspetti della produzione musicale, gli artisti lo-fi sono spesso poliedrici, un po' per necessità un po' per attitudine, non tracciano confini netti tra le arti che praticano, come nel caso di Daniel Johnston che realizzava anche le copertine delle audiocassette e dei dischi, o nel caso dei video autoprodotti di E. Stevie Moore o Ariel Pink.
La totale indipendenza dalle dinamiche di mercato, permette agli artisti di spaziare da un genere all'altro anche in uno stesso album, oppure nel corso del tempo, infatti il lo-fi non è un genere musicale, si riferisce esclusivamente alle modalità di produzione e registrazione del materiale sonoro e, indirettamente, alla libertà espressiva che contraddistingue gli artisti che ne fanno parte. Non è nemmeno un movimento o un manifesto, perché ogni artista e ogni band seguono proprie strade, a volte con l'ambizione di raggiungere i canali mainstream, altre volte conferendo al lo-fi connotazioni politiche e anticapitaliste.
L'esperienza di alcuni artisti e di alcune band lo-fi è imprescindibile per comprendere a fondo il senso di questo contesto artistico e l'elenco che segue non pretende di essere esaustivo, ma giusto un punto di riferimento per chi desidera approfondire il fenomeno.
R. Stevie Moore
R. Stevie Moore è un musicista e produttore indipendente statunitense, noto per il suo approccio sperimentale e lo-fi alla musica. Attivo dal 1968, Moore, definendo una precisa etica del fai-da-te, ha costruito una vasta discografia autoprodotta, spaziando tra folk psichedelico, noise, pop surreale e musica concreta, spesso registrata con mezzi rudimentali che esaltano un suono grezzo e immediato.
La sua importanza nella scena lo-fi è consolidata dalla prolificità: ha autoprodotto oltre 400 album ed EP, molti dei quali disponibili gratuitamente online. R. Stevie Moore ha sviluppato un suono distintivo, mescolando umorismo, sperimentazione e melodie ipnotiche. Sebbene meno conosciuto rispetto a icone come Daniel Johnston, Moore rappresenta un tassello fondamentale nella cultura lo-fi contemporanea, dimostrando come la libertà creativa e l'accessibilità tecnologica possano ridefinire i confini della musica indipendente. Il suo lavoro è celebrato da una nicchia di appassionati e da colleghi che ne riconoscono l'originalità e l'incrollabile dedizione all'arte senza compromessi.
Daniel Johnston
Daniel Johnston (1961-2019) è stato un cantautore, musicista e artista visivo statunitense, diventato una figura di culto nella scena musicale lo-fi e indie. Nato in California e cresciuto in West Virginia, Johnston ha iniziato a registrare musica negli anni '80 utilizzando un registratore a cassetta rudimentale, creando demo grezze ed emotivamente intense che hanno definito il suo stile unico. La sua musica, caratterizzata da melodie semplici, testi naif ma profondi e una produzione volutamente "casalinga", lo ha reso un pioniere del lo-fi, influenzando generazioni di artisti successivi, tra cui Nirvana, R.E.M., Beck e The Flaming Lips. Album come Hi, How Are You (1983) e Yip/Jump Music (1983) sono considerati capisaldi del genere.
Oltre alla musica, Johnston era noto per i suoi disegni e fumetti, spesso popolati da personaggi come Jeremiah the Frog, che riflettevano il suo immaginario fantastico e la sua lotta con la malattia mentale (soffriva di disturbo bipolare). Disegni che comparivano anche sulle copertine delle audiocassette e più tardi sui dischi. La sua vita e la sua arte sono documentate nel film The Devil and Daniel Johnston (2005).
La sua eredità risiede nell'autenticità cruda della sua espressione, che ha ispirato il movimento lo-fi e la musica indie, dimostrando che la bellezza può emergere dall'imperfezione e dall'emozione pura.
Ariel Pink
Ariel Pink (nato Ariel Marcus Rosenberg nel 1978) è un musicista, cantante e produttore statunitense, figura chiave nella scena lo-fi e hypnagogic pop, un sottogenere che mescola nostalgia per i suoni anni '70 e '80 con una produzione volutamente degradata. Cresciuto a Los Angeles, Pink ha iniziato a registrare musica negli anni '90 su vecchi registratori a cassetta, creando demo grezze e psichedeliche ispirate al pop radiofonico, al rock progressivo e alla new wave.
La sua svolta è avvenuta negli anni 2000, quando l'etichetta Animal Collective (Paw Tracks) ha pubblicato The Doldrums (2004) e Worn Copy (2005), portando la sua musica lo-fi a un pubblico più ampio. Il suo stile —caratterizzato da melodie accattivanti ma distorte, testi surreali e una produzione "da garage"— ha influenzato una generazione di artisti indie e lo-fi, anticipando tendenze come la bedroom pop e la riscoperta dell'estetica analogica.
Album come Before Today (2010) e pom pom (2014) lo hanno reso una figura controversa ma rispettata, capace di passare dal lo-fi più sperimentale a un pop più rifinito senza perdere la sua identità eccentrica. Nonostante le polemiche legate alle sue dichiarazioni pubbliche, la sua eredità nella musica indipendente rimane significativa: Ariel Pink ha dimostrato che il fascino del DIY e del suono "imperfetto" può coesistere con il songwriting tradizionale, ispirando artisti come Mac DeMarco, John Maus e l’intera scena chillwave/lo-fi degli anni 2010.
Il suo contributo più grande è aver reso il lo-fi non solo un’estetica, ma un linguaggio musicale capace di evocare memorie distorte e un’ironica nostalgia per un passato che forse non è mai esistito.
Phil Elverum
Phil Elverum (nato nel 1978 ad Anacortes, Washington) è un musicista, cantautore e produttore noto per i suoi progetti The Microphones e Mount Eerie, pilastri della scena lo-fi indie e della musica sperimentale folk. Nei tardi anni '90, Elverum ha iniziato a registrare musica con mezzi rudimentali, mescolando folk acustico, noise, drone e tape hiss, creando un suono che era sia intimo che epico. Il suo album più celebre, The Glow Pt. 2 (2001), è considerato un capolavoro del lo-fi, un disco in cui le distorsioni, i rumori ambientali e le melodie fragili si fondono in un’esperienza emotivamente travolgente.
Dopo aver sciolto The Microphones nel 2003, Elverum ha proseguito con Mount Eerie, esplorando temi più astratti e personali, spesso legati alla natura, alla morte e alla trascendenza. Album come Lost Wisdom (2008) e A Crow Looked at Me (2017, scritto dopo la morte della moglie) hanno ridefinito il lo-fi come espressione di vulnerabilità assoluta, influenzando artisti come Julien Baker, Sufjan Stevens e la scena indie-folk contemporanea.
Phil Elverum ha dimostrato che la musica lo-fi può essere sia rozza che profondamente poetica. Il suo approccio ha ispirato generazioni di artisti che cercano un equilibrio tra melodia e sperimentazione. Da Car Seat Headrest a Big Thief, molti devono qualcosa al suo stile introspettivo e alla sua etica artistica. Elverum rimane una delle voci più autentiche e necessarie della musica indipendente, un artista che ha trasformato il lo-fi da semplice estetica a linguaggio universale di emozione pura.
Perfume Genius
Perfume Genius, pseudonimo di Mike Hadreas (nato nel 1981 a Des Moines, Iowa), è un cantautore e musicista statunitense noto per la sua musica intimista, emotivamente cruda e spesso caratterizzata nei primi lavori da una produzione lo-fi . La sua arte esplora temi come l'identità queer, il trauma, la vulnerabilità e la rinascita, rendendolo una delle voci più uniche e influenti della musica indie contemporanea.
Hadreas ha iniziato a registrare musica nella sua casa di Seattle, utilizzando un approccio minimalista e DIY che ha definito il suo sound iniziale. Il suo esordio, Learning (2010), è un album essenziale nel lo-fi indie, con pianoforte malinconico, voce sussurrata e atmosfere spettrali, che ricorda artisti come Daniel Johnston o Elliott Smith, ma con una sensibilità unica.
Con Put Your Back N 2 It (2012), il suono si è fatto più ricco, ma ha mantenuto una tessitura fragile e personale, tipica del lo-fi emotivo. Tuttavia è con Too Bright (2014) che Perfume Genius ha abbandonato parzialmente l'estetica lo-fi per abbracciare un sound più ampio, barocco e sperimentale, pur mantenendo una scrittura profondamente introspettiva. Anche se oggi la sua musica è più elaborata (come in No Shape, 2017, e Set My Heart on Fire Immediately, 2020), l’impatto dei suoi primi lavori lo-fi è duraturo. Ha portato tematiche LGBTQ+ in un contesto musicale crudo e personale, ispirando artisti come Sufjan Stevens (nei momenti più minimali) o Alex G.
La sua voce tremula e le produzioni spoglie hanno influenzato la bedroom pop e la scena indie emo, evidenziando il lo-fi come espressione di fragilità. La sua esperienza, ponte tra lo-fi e musica alta fedeltà, ha mostrato come un artista possa evolversi mantenendo intatta la propria autenticità.
Perfume Genius non è solo un simbolo del lo-fi emotivo, ma un artista che ha ridefinito la musica indie come spazio di verità radicale e bellezza disarmata. I suoi primi dischi rimangono pietre miliari per chi cerca musica che suoni come un segreto sussurrato all’orecchio.
Sebadoh
Sebadoh sono una band indie rock statunitense formatasi nel 1986 a Northampton, Massachusetts, fondata da Lou Barlow (già bassista dei Dinosaur Jr.) insieme a Eric Gaffney e Jason Loewenstein. Il gruppo è considerato uno dei pionieri del movimento lo-fi degli anni '80 e '90, caratterizzato da registrazioni volutamente grezze, casalinghe e a bassa fedeltà, spesso realizzate con mezzi rudimentali (come registratori a 4 piste).
I Sebadoh hanno contribuito a definire l'estetica lo-fi, unendo melodie folk-punk, sperimentazione noise e testi introspettivi e personali. Album come III (1991) e Bubble & Scrape (1993) sono diventati punti di riferimento del genere, influenzando una generazione di artisti indie e bedroom pop.
La loro musica, spesso frammentaria e spontanea, riflette in pieno l'approccio DIY tipico della scena lo-fi. I Sebadoh hanno ispirato band come Guided by Voices, Pavement e più tardi artisti come Elliott Smith e i Neutral Milk Hotel.
Nonostante i cambi di formazione (con Lou Barlow rimasto l'unico membro costante*), i Sebadoh hanno continuato a pubblicare musica, mantenendo un culto tra gli appassionati di indie rock e lo-fi. Il loro ruolo nella musica lo-fi è fondamentale, avendo dimostrato che la creatività può fiorire anche al di fuori dei sistemi di produzione professionali.
Marine Girls
Sul versante europeo Le Marine Girls sono state un gruppo indie/post-punk britannico formatosi nel 1980 a Hertfordshire, Inghilterra, composto da Tracey Thorn, poi degli Everything But the Girl, Jane Fox, Alice Fox e Gina Hartman. Attive fino al 1983, hanno pubblicato due album e alcuni EP, caratterizzati da un sound minimalista, naif e lo-fi, che le ha rese un’influenza nascosta ma significativa per la musica indie e lo-fi successiva.
La loro musica è caratterizzata da strumentazione essenziale: chitarre acustiche strimpellate, basso rudimentale, voci parlato-cantate e quasi nessuna produzione. Le loro canzoni evocano un'Atmosfera casalinga: registrazioni volutamente grezze, che ricordano Young Marble Giants o una versione più pop delle Raincoats. I testi sono semplici e malinconici: canzoni sul mare, l’adolescenza e le relazioni, con un tono sospeso tra ingenuità e malinconia. Album come Beach Party (1981) e Lazy Ways (1983) sono oggi considerati cult lo-fi e anticipano l’estetica bedroom pop e indie folk degli anni ’90-2000.
Pioniere del DIY femminile, insieme a band come The Pastels o Tallulah Gosh, hanno dimostrato che la musica può essere fatta senza mezzi tecnici, ma con autenticità. Hanno fornito ispirazione per il lo-fi e l’indie pop: artisti come Beat Happening, The Softies e persino Frankie Cosmos hanno ereditato il loro approccio "fatto in casa".
La carriera successiva di Tracey Thorn negli Everything But the Girl e le collaborazioni con Massive Attack ha portato indirettamente l’estetica lo-fi in contesti più mainstream.
Le Marine Girls non hanno mai avuto successo commerciale, ma la loro musica fragile e senza tempo è diventata un punto di riferimento per chi cerca purezza sonora e poesia minimalista. Oggi sono ricordate come un mito nascosto del lo-fi, un esempio di come poche note e molta sincerità possano creare un’eredità duratura.
Conclusioni
Sperando di aver suscitato curiosità per questo mondo così nascosto eppure così carico di storie e di emozioni, avendo inoltre la fortuna di vivere in un'epoca che ci consente di accedere facilmente ai repertori degli artisti citati, vi invito ad ascoltarli e a scoprire nuovi autori lo-fi.
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