I demoni e Daniel Johnston
Questo video potrebbe lasciarvi indifferenti se non conoscete Daniel Johnston e la sua storia. Vedreste soltanto un uomo di quasi sessant'anni, sovrappeso e sdentato, che sale su un palco, tiene un foglio con la mano tremante e canta una canzone con una voce sgraziata, a tratti stonata.
Daniel Johnston, lui per primo, conosce benissimo i limiti della propria voce, lo racconta in un'intervista: «A 19 anni volevo essere come i Beatles. Ci rimasi male quando mi accorsi che non sapevo cantare.» È da qui che inizia la storia di Daniel Johnston, dall'accettazione dei propri limiti e dalla sua ostinazione. Superato l'iniziale sconforto, si chiude in garage e registra le prime canzoni con un organetto e un registratore a nastro da circa 60 dollari. Regala le sue cassette a chiunque, non gli interessa il denaro, vuole solo che gli altri ascoltino le sue canzoni. Realizza lui stesso le copertine, appassionato com'è di Capitan America, dei fumetti e del disegno. Canta, suona e disegna per combattere i demoni che lo circondano. Impregnato di una cultura famigliare ossessionata dalla religione e dal peccato, Daniel Johnston cerca attraverso l'arte la propria redenzione. Un percorso fitto di contraddizioni, là dove i Beatles, da lui tanto amati, sono parte di quel mondo dannato che la Chiesa condanna. E tanto tormento non può che trasformarsi in un lungo calvario psichiatrico, fatto di psicofarmaci, di ricoveri e dimissioni.
Il primo grande crollo è determinato dall'amore non ricambiato per Laurie, che sposa un suo conoscente. Per lei scrive molte canzoni. Devastato da questa perdita, lascia la scuola d'arte e si unisce a un luna park itinerante come venditore di pop-corn. Proprio durante lo stazionamento a Austin (Texas), inizia a esibirsi in locali della zona conquistando grande apprezzamento, fino a essere intercettato dall'MTV Cutting Edge.
La fugace apparizione su MTV lo elegge a celebrità della scena lo-fi e underground. Da qui l'interesse dei Sonic Youth e di alcune etichette che propongono di pubblicare i suoi brani. L'interesse nei suoi confronti si allarga, soprattutto tra musicisti affermati. In rete potete trovare una foto di Kurt Cobain che indossa una maglietta con la copertina di "Hi, How Are You" di Daniel Johnston. Nel 2002 David Bowie gli dedica la canzone Wood Jackson.
Negli anni Novanta arrivano i suoi primi successi internazionali, ma l'industria musicale sta troppo stretta a Daniel Johnston, la sua libertà creativa ne risente e un ulteriore crollo lo porta quasi al suicidio. Si rompe un braccio, trascorre molto tempo in riabilitazione. Sembra già destinato all'oblio. Qualche anno dopo torna a vivere con i genitori, riprende i ritmi della sua giovinezza: compone, registra e disegna tra le quattro mura della sua stanza, collabora con altri artisti restando sempre ai margini, fino alla fine.
In rete trovate molte informazioni su Daniel Johnston, anche un documentario: "The Devil and Daniel Johnston", diretto da Jeff Feuerzeig. Nel 2015 è uscito il film "Hi How Are You Daniel Johnston?"
Ora vi lascio al video di "Life in vain", dal vivo.
Per approfondire
Wikipedia, Rolling Stones, Lindiependente, Rivistastudio, Colomboarte, Mescalina.